Il Sole 24 Ore – 5 Maggio 2020 Valleverde: “Vogliamo riaprire. Con 2 mesi di lockdown crollo del fatturato del 70%”

L’imprenditore calzaturiero romagnolo Elvio Silvagni condanna le scelte del governo per non aver ancora avviato la riapertura dei negozi: “Abbiamo 600mila paia di calzature ferme nei magazzini

«Chi fa impresa nel settore della moda come me chiede solo di poter riaprire in sicurezza fabbrica e negozi, è settimane che lo chiediamo. Ma di fronte a un Governo incapace di assumersi responsabilità e che gestisce l’emergenza senza curarsi della tenuta sociale ed economica del Paese non ci resta che alzare la voce».

È arrabbiato come mai in una lunga carriera l’imprenditore calzaturiero romagnolo Elvio Silvagni, patron di Valleverde, «perché è facile parlare e promettere aiuti come fanno i politici, ma tocca a noi agire concretamente per salvare aziende, posti di lavoro e assicurare nel contempo la salute dei collaboratori. Siamo in lockdown totale da più di due mesi, mentre Paesi come Slovenia e Romania, dove abbiamo i nostri laboratori calzaturieri, hanno chiuso le fabbriche appena 15 giorni e i negozi sotto i 300 mq sono aperti da oltre una settimana».

Silvagni ha avviato una campagna marketing senza precedenti per denunciare la mala gestio del Governo tricolore, destinando il budget programmato quest’anno per la comunicazione sui media quotidiani: «La mia azienda sta facendo i conti con un crollo del fatturato del 70% – sottolinea l’imprenditore, che nel 2015 salvò il marchio simbolo delle calzature comode dal fallimento e che ha investito milioni per il rilancio -. Fino a febbraio, subito dopo il Micam, Valleverde stava crescendo a due cifre, anche il 2019 si era chiuso con ricavi passati da 15 a 17 milioni. Ora abbiamo 600mila paia di calzature ferme nei magazzini delle nostre società (oltre a Valleverde Silvagni ha i marchi Rafting Goldstar, Biochic e Biomodex, ndr), contavamo di ripartire con le consegne il 4 maggio, poi ci rinviano al 18 e chissà se sarà vero. Fosse anche così, la merce arriverà comunque nei negozi a fine maggio e a giugno iniziano i saldi».

Due stagioni a rischio: per l’invernale blocco degli ordinativi
Nel frattempo Silvagni, come tutto il settore calzaturiero, rischia di perdere non solo i ricavi della primavera-estate ma tutta la prossima stagione invernale, perché è bloccata la produzione ma anche la raccolta degli ordinativi. Così come, avendo concesso dilazione di pagamenti a tutta la rete distributiva, difficilmente si incasseranno fatture prima di settembre. Dopodiché resta il vero interrogativo delle riaperture nel settore moda: «Quanti dei mille negozi che serviamo in giro per l’Italia riusciranno a riaprire? – si chiede Silvagni -. E chi ce la farà, come potrà sanificare il prodotto dopo ogni prova e a sopravvivere con un solo cliente per volta nel locale. E chi, tra gli italiani, sarà disposto a mettersi in fila pazientemente per comprare un paio di scarpe?».

L’ecommerce non è un’alternativa
In attesa di capire come cambierà il commercio al dettaglio dei beni voluttuari nel post Covid-19, il patron di Valleverde esclude che l’alternativa per un marchio tradizionale di calzature sia l’e-commerce: «Significherebbe entrare in concorrenza con i negozianti e oggi le piattaforme online di moda non stanno meglio dei grandi brand o dei retailer. A tutti noi serve solo tornare a lavorare il prima possibile», è l’appello che Silvagni non si stanca di ripetere. E chiude tornando all’attacco delle scelte governative: «Servivano task force di centinaia di esperti per prendere la decisione banale di rinviare il più possibile la ripartenza, mentre il resto del mondo ha già ripreso a produrre? E con che criterio si è deciso di elargire prestiti a pioggia a tutte le attività, quando con 25mila euro un negoziante non paga neppure affitto e spese mensili dei locali? E perché si permette ai grossisti di lavorare se per altre due settimane non riaprono i dettaglianti?».


5 Maggio 2020
Il Sole 24 Ore – Ilsole24ore.com


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